Il libro del 2019 di E.Calzolari sulla Romanità ed il Medioevo di San Lorenzo al Caprione, il seguito logico del precedente "La Farfalla di Luce Dorata" con le nuove correlazioni in appendice su altri luoghi in Europa, visibili nella galleria in basso.
Il tetralite, menhir Filitosa (Corsica), il Sasso Regio del Casentino (Arezzo), Petra rù Mulacchio del Cilento, Stonehenge, la Madonna delle lame di Aulla (Ms) e Madonna degli Angeli sul Monte Quiesa (Lucca).
San Lorenzo al Caprione. Un esempio di Archeoastronomia Cristiana
I ruderi dell’edificio religioso si trovano sul colle omonimo, in un pianoro non visibile dal mare - per salvarsi dalle incursioni dei Barbareschi - a quota m 230 s.l.m. (Latitudine 44° 05’ 23” N – Longitudine 09° 55’ 48” E). Tracce dell’esistenza di questa chiesa si rinvengono nelle pergamene che accennano alle raccolte delle decime indette da Bonifacio VIII negli anni 1296-7 e 1298-9.
Vi si legge dell’esistenza della “Plebes de Trebbiano”, con le Cappelle “de Pugiola” e “de Caprione”. Osservando le strutture murarie si scorge una parte più antica, male elaborata, con finestra arciera, che fa pensare ad una torre da guerra, a guardia di un punto di passaggio. Sopra di questa è stato costruito il campanile.La cortina di ponente, rimasta in piedi, mostra due diverse tipologie di costruzione, che fanno pensare ad una ricostruzione. L’abside è la parte meglio conservata. Si noti come sia rimasta in piedi nonostante il cedimento parziale della chiave di volta.
Pericolosi appaiono oggi i cedimenti delle chiavi di volta di due delle tre monofore.
La titolazione a San Lorenzo, dopo la rovina della chiesa, è stata passata alla chiesa di Pugliola ,certamente costruita prima del 1300, in quanto porta esposte due lapidi di quell’anno.
Nella torre campanaria di Pugliola si notano quattro croci appuntite (croix fichée) che attengono alla simbologia templare, posizionate nei quattro voltoni.
Un simile tipo di croce si rinviene nella torre campanaria di San Rocco (già San Martino) in Lerici, mentre due simili croci si rinvengono in due edifici nel paese di Trebbiano, in Via San Bernardo e nella Via di Mezzo.
I ruderi della chiesa di San Lorenzo sono stati riconosciuti orientati in linea equinoziale dai soci A.L.S.S.A. Sergio Berti ed Enrico Calzolari, dapprima con l’uso della bussola, quindi con osservazioni dirette nei giorni degli equinozi, quindi sono stati studiati strumentalmente, con uso del teodolite e dell’orologio astronomico, dai soci A.L.S.S.A. Enrico Calzolari, Mario Codebò, Henry De Santis (osservazioni del 08.12.1996 – 12.01.1997 – 24.06.1997).
Resoconto di dette osservazioni è stato fatto durante il XVIII Convegno di Storia della Fisica e dell’Astronomia, tenutosi a Como – Villa Olmo, nel maggio 1998.
La rilevanza, in termini di archeoastronomia cristiana, di questo edificio è dovuta sia all’orientamento in equinoziale delle cortine, sia alla presenza nell’abside di tre monofore, di cui una, quella centrale, orientata in equinoziale, mentre una, posizionata a destra dell’osservatore interno alla chiesa, appare orientata al sorgere del Sole al solstizio d’inverno. Trattasi però del “sorgere orografico”, in quanto il sole entra nella monofora al momento in cui il sole ha superato il rilievo, assai prossimo, dei Monti Branzi, e cioè alle ore nove del mattino del 21 dicembre.
L’altra monofora, posizionata in simmetria rispetto a quella del solstizio d’inverno, non consente una osservazione diretta del sole che sorge al solstizio d’estate, in quanto il piano di osservazione della sky-line (orientata sui rilievi dell’Appennino Tosco-Emiliano, molto lontani) è posizionato ad un livello più basso. Non sarebbe quindi stato possibile in alcun modo far entrare attraverso la monofora la luce del Sole, non per fare allineamenti di archeoastronomia (per far ciò si dovrebbe aprire una monofora più bassa) ma per illuminare con la luce del Sole nascente il centro dell’altare (obbiettivo questo dei costruttori di chiese).
Non si deve dimenticare che, oltre all’aspetto di illuminazione, era particolarmente importante l’accostamento simbolico con Cristo – Sole di Giustizia.
L’estrema accuratezza degli orientamenti delle cortine, emersi dalle osservazioni con teodolite e orologio astronomico sintonizzato con il segnale di Francoforte, fa sorgere l’ipotesi che la costruzione della chiesa sia stata fatta da maestranze specializzate. Forse una di quelle confraternite impegnate a lavorare per l’Ordine dei Templari? Fanno propendere per una simile ipotesi alcune osservazioni:
a) le cappelle di Pugliola e del Caprione dipendevano dalla Pieve di Trebbiano;
b) Trebbiano aveva giurisdizione sulla scafa del Magra, punto di traghettamento sulla via che dal porto di Lerici raggiungeva la Lunigiana, e di qui la Pianura Padana, quindi punto strategico di somma importanza per il controllo dei traffici;
c) nella cappella castrense di Santa Anastasia, nel castello di Lerici, esistono simbologie templari, sia nel rosone esterno, sia nei rosoni delle crociere. In particolare l’agnello crocifero, la croce patente, la stella a sei punte;
d) la via antica che da Lerici portava all’importante nodo di itinerari medioevali di Sarzana passava sul crinale, per Pugliola e Trebbiano, ove si rinviene lo stesso tipo di croce peduncolata (croix fichée) che si trova nella torre di San Martino di Lerici;
e) la variante di detta via per raggiungere la foce del Magra, con il porto di Santo Maurizio (uno dei porti in cui il Vescovo-conte di Lunigiana riscuoteva le gabelle) passava per la chiesa di San Lorenzo, quindi per la chiesa dei SS. Apostoli, in Camisano (ora scomparsa);
f) la torre del castello di Lerici appare simile alla torre del castello di Villar Maior, in Portogallo, castello certamente templare, contenente oltre cento simboli dell’ordine del Tempio. Secondo la tradizione orale raccolta in Portogallo dagli studiosi locali, in questa torre i Templari, che certamente praticavano l’astrologia, facevano osservazioni astronomiche (non ci si deve stupire di ciò, in quanto lo stesso San Tommaso d’Aquino era docente di astrologia, mentre il grande astronomo Keplero visse facendo oroscopi). L’astrologia era infatti la disciplina che allora abbracciava lo studio dell’astronomia sferica.
L’ubicazione dell’altare, in cui arrivava la luce del sole al sorgere degli equinozi e del solstizio d’inverno, appare molto interessante, in quanto al di sotto convergono una linea di faglia ed un linea d’acqua. Alla presenza della linea di faglia è dovuta la spaccatura avvenuta nella chiesa, e quindi la successiva rovina.
E’ evidente che i costruttori, certamente capaci di scegliere un sito ricco di emissioni geo-magnetiche, non conoscevano la differenza fra faglia e frattura. Infatti, mentre la frattura è stabile nei due lati combacianti, la faglia è in continuo movimento, e genera quindi l’apertura delle cortine murarie, anche se fatte con grande maestria.
Un simile caso, di costruzione fatta con grande maestria, in calcare rosa, lungo una linea di faglia, che si è successivamente aperta ed è ormai divenuta un rudere, si ha nella chiesa di San Martino Vecchio, sul Monte Parodi.
Presso la chiesa di San Lorenzo al Caprione esisteva l’impianto di macinazione dei cereali, costituito da una grossa lastra di calcare locale (“portorina”) portante una scanalatura a settore circolare, entro la quale scorreva a “vai e vieni” una ruota imperniata su un fulcro. Per macinare occorreva pagare la “decima” alla chiesa (soltanto i poveri e gli storpi ne erano esenti).
Detta lastra, qualche decennio fa, con una ruspa, fu spostata per costruire una strada forestale. Fu proprio in occasione di una visita culturale a detto sistema di macinazione del Caprione - unico in Italia - organizzata per l’Università delle Tre Età di Lerici, che venne scoperto il passaggio di luce fra le rocce del Quadrilithon di San Lorenzo .
Relazione su questo tipo di macina è stata presentata al Convegno a titolo “The road of food habits in the Mediterranean area – 7th Meeting I.C.A.F. – Naples, May 1997” ed è stata pubblicata nel Supplemento al Volume 76 del 1998 della “Rivista di Antropologia”(pubblicazione dell’Istituto Italiano di Antropologia) col titolo “Oriental inedited mill-stones in the promontory of Caprione (Gulf of la Spezia)” (Massimo Cresta e Vito Teti editori).
I ruderi dell’edificio religioso si trovano sul colle omonimo, in un pianoro non visibile dal mare - per salvarsi dalle incursioni dei Barbareschi - a quota m 230 s.l.m. (Latitudine 44° 05’ 23” N – Longitudine 09° 55’ 48” E). Tracce dell’esistenza di questa chiesa si rinvengono nelle pergamene che accennano alle raccolte delle decime indette da Bonifacio VIII negli anni 1296-7 e 1298-9.
Vi si legge dell’esistenza della “Plebes de Trebbiano”, con le Cappelle “de Pugiola” e “de Caprione”. Osservando le strutture murarie si scorge una parte più antica, male elaborata, con finestra arciera, che fa pensare ad una torre da guerra, a guardia di un punto di passaggio. Sopra di questa è stato costruito il campanile.La cortina di ponente, rimasta in piedi, mostra due diverse tipologie di costruzione, che fanno pensare ad una ricostruzione. L’abside è la parte meglio conservata. Si noti come sia rimasta in piedi nonostante il cedimento parziale della chiave di volta.
Pericolosi appaiono oggi i cedimenti delle chiavi di volta di due delle tre monofore.
La titolazione a San Lorenzo, dopo la rovina della chiesa, è stata passata alla chiesa di Pugliola ,certamente costruita prima del 1300, in quanto porta esposte due lapidi di quell’anno.
Nella torre campanaria di Pugliola si notano quattro croci appuntite (croix fichée) che attengono alla simbologia templare, posizionate nei quattro voltoni.
Un simile tipo di croce si rinviene nella torre campanaria di San Rocco (già San Martino) in Lerici, mentre due simili croci si rinvengono in due edifici nel paese di Trebbiano, in Via San Bernardo e nella Via di Mezzo.
I ruderi della chiesa di San Lorenzo sono stati riconosciuti orientati in linea equinoziale dai soci A.L.S.S.A. Sergio Berti ed Enrico Calzolari, dapprima con l’uso della bussola, quindi con osservazioni dirette nei giorni degli equinozi, quindi sono stati studiati strumentalmente, con uso del teodolite e dell’orologio astronomico, dai soci A.L.S.S.A. Enrico Calzolari, Mario Codebò, Henry De Santis (osservazioni del 08.12.1996 – 12.01.1997 – 24.06.1997).
Resoconto di dette osservazioni è stato fatto durante il XVIII Convegno di Storia della Fisica e dell’Astronomia, tenutosi a Como – Villa Olmo, nel maggio 1998.
La rilevanza, in termini di archeoastronomia cristiana, di questo edificio è dovuta sia all’orientamento in equinoziale delle cortine, sia alla presenza nell’abside di tre monofore, di cui una, quella centrale, orientata in equinoziale, mentre una, posizionata a destra dell’osservatore interno alla chiesa, appare orientata al sorgere del Sole al solstizio d’inverno. Trattasi però del “sorgere orografico”, in quanto il sole entra nella monofora al momento in cui il sole ha superato il rilievo, assai prossimo, dei Monti Branzi, e cioè alle ore nove del mattino del 21 dicembre.
L’altra monofora, posizionata in simmetria rispetto a quella del solstizio d’inverno, non consente una osservazione diretta del sole che sorge al solstizio d’estate, in quanto il piano di osservazione della sky-line (orientata sui rilievi dell’Appennino Tosco-Emiliano, molto lontani) è posizionato ad un livello più basso. Non sarebbe quindi stato possibile in alcun modo far entrare attraverso la monofora la luce del Sole, non per fare allineamenti di archeoastronomia (per far ciò si dovrebbe aprire una monofora più bassa) ma per illuminare con la luce del Sole nascente il centro dell’altare (obbiettivo questo dei costruttori di chiese).
Non si deve dimenticare che, oltre all’aspetto di illuminazione, era particolarmente importante l’accostamento simbolico con Cristo – Sole di Giustizia.
L’estrema accuratezza degli orientamenti delle cortine, emersi dalle osservazioni con teodolite e orologio astronomico sintonizzato con il segnale di Francoforte, fa sorgere l’ipotesi che la costruzione della chiesa sia stata fatta da maestranze specializzate. Forse una di quelle confraternite impegnate a lavorare per l’Ordine dei Templari? Fanno propendere per una simile ipotesi alcune osservazioni:
a) le cappelle di Pugliola e del Caprione dipendevano dalla Pieve di Trebbiano;
b) Trebbiano aveva giurisdizione sulla scafa del Magra, punto di traghettamento sulla via che dal porto di Lerici raggiungeva la Lunigiana, e di qui la Pianura Padana, quindi punto strategico di somma importanza per il controllo dei traffici;
c) nella cappella castrense di Santa Anastasia, nel castello di Lerici, esistono simbologie templari, sia nel rosone esterno, sia nei rosoni delle crociere. In particolare l’agnello crocifero, la croce patente, la stella a sei punte;
d) la via antica che da Lerici portava all’importante nodo di itinerari medioevali di Sarzana passava sul crinale, per Pugliola e Trebbiano, ove si rinviene lo stesso tipo di croce peduncolata (croix fichée) che si trova nella torre di San Martino di Lerici;
e) la variante di detta via per raggiungere la foce del Magra, con il porto di Santo Maurizio (uno dei porti in cui il Vescovo-conte di Lunigiana riscuoteva le gabelle) passava per la chiesa di San Lorenzo, quindi per la chiesa dei SS. Apostoli, in Camisano (ora scomparsa);
f) la torre del castello di Lerici appare simile alla torre del castello di Villar Maior, in Portogallo, castello certamente templare, contenente oltre cento simboli dell’ordine del Tempio. Secondo la tradizione orale raccolta in Portogallo dagli studiosi locali, in questa torre i Templari, che certamente praticavano l’astrologia, facevano osservazioni astronomiche (non ci si deve stupire di ciò, in quanto lo stesso San Tommaso d’Aquino era docente di astrologia, mentre il grande astronomo Keplero visse facendo oroscopi). L’astrologia era infatti la disciplina che allora abbracciava lo studio dell’astronomia sferica.
L’ubicazione dell’altare, in cui arrivava la luce del sole al sorgere degli equinozi e del solstizio d’inverno, appare molto interessante, in quanto al di sotto convergono una linea di faglia ed un linea d’acqua. Alla presenza della linea di faglia è dovuta la spaccatura avvenuta nella chiesa, e quindi la successiva rovina.
E’ evidente che i costruttori, certamente capaci di scegliere un sito ricco di emissioni geo-magnetiche, non conoscevano la differenza fra faglia e frattura. Infatti, mentre la frattura è stabile nei due lati combacianti, la faglia è in continuo movimento, e genera quindi l’apertura delle cortine murarie, anche se fatte con grande maestria.
Un simile caso, di costruzione fatta con grande maestria, in calcare rosa, lungo una linea di faglia, che si è successivamente aperta ed è ormai divenuta un rudere, si ha nella chiesa di San Martino Vecchio, sul Monte Parodi.
Presso la chiesa di San Lorenzo al Caprione esisteva l’impianto di macinazione dei cereali, costituito da una grossa lastra di calcare locale (“portorina”) portante una scanalatura a settore circolare, entro la quale scorreva a “vai e vieni” una ruota imperniata su un fulcro. Per macinare occorreva pagare la “decima” alla chiesa (soltanto i poveri e gli storpi ne erano esenti).
Detta lastra, qualche decennio fa, con una ruspa, fu spostata per costruire una strada forestale. Fu proprio in occasione di una visita culturale a detto sistema di macinazione del Caprione - unico in Italia - organizzata per l’Università delle Tre Età di Lerici, che venne scoperto il passaggio di luce fra le rocce del Quadrilithon di San Lorenzo .
Relazione su questo tipo di macina è stata presentata al Convegno a titolo “The road of food habits in the Mediterranean area – 7th Meeting I.C.A.F. – Naples, May 1997” ed è stata pubblicata nel Supplemento al Volume 76 del 1998 della “Rivista di Antropologia”(pubblicazione dell’Istituto Italiano di Antropologia) col titolo “Oriental inedited mill-stones in the promontory of Caprione (Gulf of la Spezia)” (Massimo Cresta e Vito Teti editori).