LA COSTELLAZIONE DELLE PLEIADI
Sono un ammasso aperto di stelle che si trova all’interno della costellazione del Toro. E’ un ammasso abbastanza vicino, circa 440 anni luce, che per la sua forma raccolta ha da sempre colpito l’immaginario collettivo dell’umanità. Ne fa fede l’appellativo popolare di Chioccia o Chioccetta, che si può leggere anche in una poesia di Giovanni Pascoli: “la Chioccetta per l’aia azzurra, va col suo pigolio di stelle” (Il gelsomino notturno). L’idea della raccolta di stelle vicine emerge anche dall’appellativo di Sette Sorelle, che si trova anche nella lingua inglese (The Seven Sisters). Nella lingua greca la parola risponde al significato di piccione o colomba. In letteratura si è sempre discusso di quale sia il numero delle stelle di questo ammasso, e in varie rappresentazioni il numero varia da sette a otto. Gli indiani d’America utilizzavano le Pleiadi come test visivo, ma il numero di stelle visibili dipende dalla trasparenza dell’aria, per cui in una moderna città inquinata se ne potranno scorgere quattro o cinque, mentre in particolari condizioni si può arrivare a scorgerne nove. Restoro di Arezzo nel 1282 scrive che le stelle delle Pleiadi sono sei. Ovidio scriveva che si dice che le stelle delle Pleiadi siano sette, ma solitamente se ne vedono sei. Oggi, con i moderni telescopi, si è arrivati a ritenere che nell’ammasso vi siano oltre ottocento masse solari. Nella tradizione della Lituania le Pleiadi sono chiamate i Sette Fratelli, e sono oggetto di molti proverbi, di canti popolari e di leggende. Una grande tradizione etno-culturale circa le Pleiadi si nota anche in Bulgaria. Nei popoli slavi della Polonia il nome delle Pleiadi è babky, cioà vecchia donna. Anche tribù del Nord America identificano le Pleiadi come donne o ragazze, mentre in molte popolazioni dell’Africa si ricorre a nome che indicano la piccola dimensione delle stelle oppure la nebulosità che le circonda. Esiodo, narrando delle Pleiadi, ne rende nota l’importanza per gli agricoltori, che quando le osservavano sorgere al mattino, prima del Sole (crepuscolo mattutino) sapevano che era giunto il periodo della mietitura, mentre quando le osservavano al tramonto (crepuscolo serotino) bisognava mettere mano all’aratro (Le opere e i giorni – III, vv. 383-386).
I Greci avevano identificato nelle Pleiadi nove stelle, ed alcuni loro nomi sono assai noti, come Alcyone, Atlante, Elettra, Maia, Merope.
Nella mitologia nordica si attribuiva alle Pleiadi un significato nefasto, perché sorgevano al mattino nel periodo in cui comincia il freddo (dopo l’equinozio di autunno). Iniziava allora il letargo degli animali e si avveravano molti decessi fra gli uomini, per cui ancora oggi vi si colloca la festività cattolica dei Morti. A causa della precessione degli equinozi il sorgere delle Pleiadi non avviene più in questo periodo, ma si è spostato di oltre un mese. Forse, a seguito di questa importante tradizione legata alla sacralità è stato creato il “disco di Nebra” ritrovato di recente. Nel disco, fatto in bronzo, sono raffigurati in oro il Sole, la falce di Luna e le Pleiadi, composte di sette stelle. Il disco, dopo molte diatribe ed accuse di falso, è stato riconosciuto autentico ed è stato datato al 1 600 a.C. Nella moderna industria automobilistica giapponese è stato utilizzato il nome delle Pleiadi, come Subaru, e nel logo figurano sei stelle (cinque piccole attorno ad una centrale più grande).
Sono un ammasso aperto di stelle che si trova all’interno della costellazione del Toro. E’ un ammasso abbastanza vicino, circa 440 anni luce, che per la sua forma raccolta ha da sempre colpito l’immaginario collettivo dell’umanità. Ne fa fede l’appellativo popolare di Chioccia o Chioccetta, che si può leggere anche in una poesia di Giovanni Pascoli: “la Chioccetta per l’aia azzurra, va col suo pigolio di stelle” (Il gelsomino notturno). L’idea della raccolta di stelle vicine emerge anche dall’appellativo di Sette Sorelle, che si trova anche nella lingua inglese (The Seven Sisters). Nella lingua greca la parola risponde al significato di piccione o colomba. In letteratura si è sempre discusso di quale sia il numero delle stelle di questo ammasso, e in varie rappresentazioni il numero varia da sette a otto. Gli indiani d’America utilizzavano le Pleiadi come test visivo, ma il numero di stelle visibili dipende dalla trasparenza dell’aria, per cui in una moderna città inquinata se ne potranno scorgere quattro o cinque, mentre in particolari condizioni si può arrivare a scorgerne nove. Restoro di Arezzo nel 1282 scrive che le stelle delle Pleiadi sono sei. Ovidio scriveva che si dice che le stelle delle Pleiadi siano sette, ma solitamente se ne vedono sei. Oggi, con i moderni telescopi, si è arrivati a ritenere che nell’ammasso vi siano oltre ottocento masse solari. Nella tradizione della Lituania le Pleiadi sono chiamate i Sette Fratelli, e sono oggetto di molti proverbi, di canti popolari e di leggende. Una grande tradizione etno-culturale circa le Pleiadi si nota anche in Bulgaria. Nei popoli slavi della Polonia il nome delle Pleiadi è babky, cioà vecchia donna. Anche tribù del Nord America identificano le Pleiadi come donne o ragazze, mentre in molte popolazioni dell’Africa si ricorre a nome che indicano la piccola dimensione delle stelle oppure la nebulosità che le circonda. Esiodo, narrando delle Pleiadi, ne rende nota l’importanza per gli agricoltori, che quando le osservavano sorgere al mattino, prima del Sole (crepuscolo mattutino) sapevano che era giunto il periodo della mietitura, mentre quando le osservavano al tramonto (crepuscolo serotino) bisognava mettere mano all’aratro (Le opere e i giorni – III, vv. 383-386).
I Greci avevano identificato nelle Pleiadi nove stelle, ed alcuni loro nomi sono assai noti, come Alcyone, Atlante, Elettra, Maia, Merope.
Nella mitologia nordica si attribuiva alle Pleiadi un significato nefasto, perché sorgevano al mattino nel periodo in cui comincia il freddo (dopo l’equinozio di autunno). Iniziava allora il letargo degli animali e si avveravano molti decessi fra gli uomini, per cui ancora oggi vi si colloca la festività cattolica dei Morti. A causa della precessione degli equinozi il sorgere delle Pleiadi non avviene più in questo periodo, ma si è spostato di oltre un mese. Forse, a seguito di questa importante tradizione legata alla sacralità è stato creato il “disco di Nebra” ritrovato di recente. Nel disco, fatto in bronzo, sono raffigurati in oro il Sole, la falce di Luna e le Pleiadi, composte di sette stelle. Il disco, dopo molte diatribe ed accuse di falso, è stato riconosciuto autentico ed è stato datato al 1 600 a.C. Nella moderna industria automobilistica giapponese è stato utilizzato il nome delle Pleiadi, come Subaru, e nel logo figurano sei stelle (cinque piccole attorno ad una centrale più grande).
IL RITROVAMENTO
Il rinvenimento della serie di fori nella massa tufacea del sito di Pitigliano induce a formulare una ipotesi suggestiva di riferimento alla costellazione delle Pleiadi. Questa ipotesi dovrà essere sottoposta al vaglio di una presentazione ad un prossimo convegno di archeoastronomia, per la validazione. Un convegno in tal senso dovrebbe tenersi in San Martin de Vesubie, proprio perché gli studiosi francesi intendono sottoporre al vaglio degli altri archeoastronomi europei il ritrovamento di incisioni rupestri nelle pareti del Monte Bego (prima della Seconda Guerra Mondiale ancora italiano). Non si sa se le finanze del piccolo comune alpino potranno consentire lo svolgimento del convegno il 21 giugno di quest’anno, ma se ciò avverrà, si potranno confrontare le incisioni rupestri della celebre montagna con quelle del territorio tufaceo di Maremma. Si noti che rappresentazioni con coppelle delle Pleiadi sono state rinvenute dall’archeoastronomo Cossard in Val d’Aosta, mentre l’archeoastronomo Calzolari ha identificato la rappresentazione delle Pleiadi nella pietra antistante il dolmen di Monte Longu (Cala Gonone, Sardegna) datato dagli archeologi sardi al 2500 a.C.. La configurazione delle Pleiadi di Pitigliano, rinvenuta dal maestro Giusti, sembra la più simile rispetto ad altre rappresentazioni, quali quelle delle tavolette mesopotamiche di Nippur o del vaso Foroughi
Il rinvenimento della serie di fori nella massa tufacea del sito di Pitigliano induce a formulare una ipotesi suggestiva di riferimento alla costellazione delle Pleiadi. Questa ipotesi dovrà essere sottoposta al vaglio di una presentazione ad un prossimo convegno di archeoastronomia, per la validazione. Un convegno in tal senso dovrebbe tenersi in San Martin de Vesubie, proprio perché gli studiosi francesi intendono sottoporre al vaglio degli altri archeoastronomi europei il ritrovamento di incisioni rupestri nelle pareti del Monte Bego (prima della Seconda Guerra Mondiale ancora italiano). Non si sa se le finanze del piccolo comune alpino potranno consentire lo svolgimento del convegno il 21 giugno di quest’anno, ma se ciò avverrà, si potranno confrontare le incisioni rupestri della celebre montagna con quelle del territorio tufaceo di Maremma. Si noti che rappresentazioni con coppelle delle Pleiadi sono state rinvenute dall’archeoastronomo Cossard in Val d’Aosta, mentre l’archeoastronomo Calzolari ha identificato la rappresentazione delle Pleiadi nella pietra antistante il dolmen di Monte Longu (Cala Gonone, Sardegna) datato dagli archeologi sardi al 2500 a.C.. La configurazione delle Pleiadi di Pitigliano, rinvenuta dal maestro Giusti, sembra la più simile rispetto ad altre rappresentazioni, quali quelle delle tavolette mesopotamiche di Nippur o del vaso Foroughi