La "Farfalla Dorata" che si forma nell'Area Megalitica di San Lorenzo al Caprione (Lerici - SP) CLICCA QUI E GUARDA LA NUOVA GALLERIA !
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Nella foto la farfalla in formazione, nella parte sinistra del megalite antistante il “Tetralithon”.
Il sito megalitico di San Lorenzo al Caprione giace a poche decine di metri dai ruderi della chiesa di San Lorenzo al Caprione, sito di archeoastronomia cristiana.
L’elemento principe di questo sito è il Tetralithon, costituito da quattro elementi, due che funzionano come ortostati, uno che funziona come completamento superiore, uno che funziona come completamento inferiore.
L’elemento superiore appare formato come una losanga, la cui cuspide inferiore modella, quando il tetralithon è attraversato dalla luce del Sole solstiziale estivo, l’innesto superiore delle due ali della farfalla dorata, che si forma al tramonto, quando l’altezza del Sole scende sotto i 3°. L’elemento inferiore è fornito da una grande pietra trasversale, che porta in alto una gobba che contribuisce a formare l’innesto inferiore delle due ali della farfalla dorata.
La farfalla dorata.
La luce del Sole attraversa il tetralite, ne viene modellata, quindi va a colpire una grande pietra fallica che è opposta ad esso. L’immagine della farfalla si forma dapprima sul lato sinistro, quindi si espande piano piano, in ragione dell’avanzare dell’azimuth del Sole, formandosi anche sul lato destro. Il fenomeno inizia alle ore 20.15 (ora legale estiva) e si protrae fino alle ore 20.40 (ora legale estiva). Nel periodo di una settimana antecedente e conseguente al 21 giugno l’immagine della farfalla è piena , ma è possibile osservare il fenomeno dal 25 maggio al 29 luglio, con piccole deformazioni in altezza e in larghezza, in ragione delle differenze di altezza e di azimuth del Sole.
L’angolo del culmine inferiore della losanga è stato calcolato, con l’uso dell’orologio astronomico e dei programmi computerizzati, in 299°.
Poiché l’angolo massimo di amplitudine occasa, alla latitudine del Caprione, a livello del mare, risulta di 303°, e chiaro che sarà possibile assistere alla penetrazione della luce nel tetralite per tutti i giorni in cui quest’angolo viene raggiunto e superato.
L’elevata durata della visione della farfalla dipende però dalla eventuale presenza di banchi di nuvole, stazionanti sulla Provenza o sulle Cinque Terre, che potrebbe impedire il passaggio della luce solare .Va infatti notata la particolarità che il tramonto del sole sostiziale avviene in una piccola sella della sky-line, ed è molto importante che in quel preciso punto dell’orizzonte non vi siano nubi.
Altro impedimento al passaggio della luce solare è costituito dalle chiome degli alberi, che crescono rigogliosi nel bosco antistante il tetralite, e che vanno continuamente ripuliti.
La presenza di fronde può far ritardare il tempo di inizio e anticipare il tempo di fine della formazione della farfalla dorata, oppure interromperla in fase intermedia.
Si deve notare che il funzionamento del tetralite, per potere dar luogo alla primitiva “diapositiva preistorica”, doveva avvenire quando gli alberi non erano ancora cresciuti in questo sito, che doveva allora essere soltanto ricoperto di erba e di acque (immediato periodo post-glaciale).
Gli acquiferi.
La presenza di acquiferi,- molto abbondanti in allora, ora scomparsi, ma presenti tuttora al di sotto del piano di campagna - è facilmente riconoscibile dal geologo. Dalle analisi geologiche appare anche che la presenza di acqua in movimento abbia contributo alla creazione del distacco delle due parti del grande megalite, che forniscono gli ortostati, nonché alla formazione del distacco dell’elemento superiore a forma di losanga. Tutto ciò si può leggere seguendo l’andamento degli strati. Più difficile è ipotizzare che l’acqua in movimento abbia potuto creare, e poi posizionare in senso ortogonale allo scorrimento, la grande pietra trasversale con gobba, che forma la chiusura inferiore dell’apertura del tetralite.
Tutto ciò rende molto interessante capire se la natura, con le sole forze degli elementi naturali, possa produrre da sé certe complicatissime funzioni.
Per formare la farfalla dorata occorre che le rocce del tetralite siano:
- orientate all’azimuth del tramonto del Sole Sostiziale Estivo, quando i raggi infrarossi assumono la massima potenza;
- posizionate ad una altezza da terra in modo che il fenomeno sia visibile dall’uomo che sta in posizione eretta;
- poste in opposizione alla grande pietra fallica su cui deve formarsi, su un piano ortogonale, l’immagine proiettata.
- la precedente condizione potrebbe essere ribaltata nel senso di ammettere che l’opera della natura abbia costruito in tutto o in parte il tetralite e l’opera dell’uomo abbia posizionato in seguito la grande pietra fallica, in modo da accogliere, su un piano ortogonale, l’immagine della farfalla di luce dorata.
Ci si viene spesso a trovare in queste enigmatiche situazioni di incertezza, per cui si dovrebbe ammettere che la Natura possegga una sua volontà creativa, stimolatrice dell’intelligenza umana. Gli studiosi di lingua portoghese chiamano ciò , in Latino “genius loci”.
Nel sito di San Lorenzo l’ipotesi che tutto derivi da cade per la presenza sistemica di altri reperti, che sono certamente stati costruiti dall’uomo.
I seggi vulviformi.
Dove si può applicare il principio della costruzione dovuta al Genio della Natura è nel seggio vulviforme che affianca la grande pietra fallica ove si forma la farfalla dorata. Il seggio appare formato dalle acque sorgive, mentre ancora le rocce erano in formazione.
Oltre a questo grande vulviforme, si trovano due altri seggi vulviformi, più piccoli, incastonati in pietre falliche, come si può riscontrare nei culti della religiosità vedica (unione di linga e yoni in uno stesso costrutto). Queste pietre distano circa cento metri dal quadrilite, in un pianoro sotto monte, denominato “Fondega”, luogo ricco di acqua.
Si noti comunque che questa doppia tipologia (forme falliche e vulviformi) si rinvenga anche nel sito megalitico di Campo de Già, posto superiormente, nel crinale dei Monti Branzi (etimologia celtica da bram = pietra fallica).
La stele spezzata.
A fianco del tetralite si trova una stele rudimentale, spezzata a metà su un piano inclinato.Sembra possibile ipotizzare che questa stele si sia spezzata nel tentativo di trascinarla sul culmine del piano inclinato. Infatti, se così posizionata, avrebbe assunto un significato di paleoastronomia, perché avrebbe formato - con la grande pietra fallica della farfalla - l’allineamento al sorgere del Sole Equinoziale, in direzione del Monte Sagro (etimologia latina da sacrum).
Il grande muro orientato.
A partire dal tetralite, in direzione del Sole che cala al tramonto del Solstizio d’Estate, si estende per circa quaranta metri un muro, che sembra voler indicare un percorso sacro di avvicinamento verso il cerchio megalitico che contiene il tetralite. Si deduce ciò dalla presenza, lungo il muro, di un’esedra.
L’esedra.
A circa trenta metri dal tetralite, lungo il muro posto in direzione del sole calante, si nota una conformazione semi-ellittica. Le osservazioni geologiche escludono che si tratti di un luogo legato a presenza di acque, e quindi a culti delle acque. L’interpretazione vibrazionale (ricerche di Salvatore Vacca – Presidente di “Archeologia Vibrazionale”) suggerisce che questo sito venisse utilizzato per stazionarvi per un certo intervallo di tempo, al fine di ottenere una frequenziazione adeguata, non traumatica, in attesa di avvicinarsi al tetralite nel culmine dell’azione dei raggi infrarossi emessi dal Sole Sostiziale (adattamento in iso-frequenza). Si noti come, per l’uomo antico, questo costituisse la massima esperienza possibile di ricevimento di campi vibrazionali, trovandosi in un sito percorso da una “master-fault”, cioè da una grande faglia, ed in più percorso dai raggi infrarossi. Con il freddo, per contro, le percezioni dei campi si riducevano.
Giova ricordare come nella tradizione di Delfi l’oracolo non funzionasse nei tre mesi invernali, “durante i quali il dio lasciava il santuario di Delfi e partiva per il lontano paese gli Iperborei” (Manolis Andronicos - Università di Salonicco, 1985).
Poiché la dolomia presente nel sito è stata compenetrata da ematite e pirrotite (che assorbono il 70% delle emissioni di faglia) il sito di San Lorenzo è particolarmente equilibrato e non da luogo a fenomeni di malessere dovuti a scompensi del sistema neuro-vegetativo.
In questi cinque anni di osservazione si è soltanto notato che alcune donne della Terza Età, fumatrici, provassero fenomeni (non gravi) di tachicardia, attraversando - al tramonto sostiziale - la trincea che separa il tetralite dalle altre grandi pietre presenti nel sito.
Il grande men-hir aniconico.
Al disotto del muro orientato, pressoché all’altezza dell’esedra, si nota un grande men-hir aniconico, posizionato nella direzione del massimo azimuth di amplitudine occasa. La grande pietra, pesante circa dodici tonnellate, è a forma cuspidata, con la base inferiore inclinata, che si adagia su una pietra che presenta la superficie superiore inclinata dello stesso angolo, in modo che il men-hir appare perfettamente verticale.
La posizione in sito di questa grande pietra è certamente dovuta ad azione antropica, sia perché nella particolare orografia del sito non si possono verificare frane, ma solo slittamenti o dilavamenti, sia perché nelle due superfici di contatto non si verificano né lesioni né fratture, sia perché una forza naturale - qualora fosse esistita - non potrebbe far salire su una base inclinata una pietra di un simile peso, con un percorso anti-gravitazionale, mediante un sussulto così preciso da non farne continuare il movimento, o in senso gravitazionale o in senso anti-gravitazionale, fino a farla cadere. Né si può ipotizzare questo effetto come opera di una forza continua anti-gravitazionale, applicata soltanto alla parte superiore del costrutto.
Se esiste una serie di ragioni che fanno apparire il posizionamento del men-hir come opera dell’uomo, resta enigmatico il fine. Non sembra possibile giustificare un simile sforzo costruttivo soltanto per mettere a conoscenza i discendenti della tribù di una leggera modifica della posizione azimutale, cioè per far notare di quanto si è ristretto l’arco diurno. Si deve infatti sapere che l’angolo del tramonto del Sole , per effetto della precessione, tende leggermente a chiudersi. Orbene, se ciò è pensabile per le esigenze attuali di scientificità, non è ipotizzabile una simile ragione epistemologica per i nostri antenati, che vivevano il tutto in senso di funzionalità per la sopravvivenza oppure come ossequio alla sacralità ed al mistero.
Se l’angolo azimutale sotteso dal men-hir è maggiore dell’angolo azimutale sotteso dal tetralite, ciò significa che il men-hir è stato posizionato anteriormente alla formazione del tetralite, di almeno duemila anni. E’ accettabile una simile ipotesi? A quanto dovrebbe essere datata? All’ottavo millennio avanti Cristo, cioè due millenni prima della tematica cosmogonica rappresentata nella statuetta di Passo di Corvo (sesto millennio avanti Cristo)? L’ipotesi sembra difficilmente accettabile.
Una ipotesi alternativa viene proposta dagli studiosi dei campi vibrazionali. Il men-hir sarebbe stato posizionato successivamente al tetralite , per reintegrare i campi vibrazionali, modificatisi con il decorrere dei tempi. Il porre il men-hir al di là dell’azimuth del tetralithon, avrebbe corretto la valenza vibrazionale del sito, riportandola a situazioni precedenti (ricerche di Salvatore Vacca).
Siamo di fronte ad una operazione shamanica di governo del territorio in senso frequenziale?
La cosmogonia shamanica.
Il simbolismo della farfalla di luce richiama l’animale psicopompo, in cui si incorpora lo spirito del defunto per ritornare alla costellazione-generatrice (the embodiment of the principle of Transformation” secondo Marija Gimbutas). Nel promontorio del Caprione l’animale psicopompo è certamente la farfalla, mentre la costellazione-generatrice appare Cassiopea (conformazione dei cinque siti megalitici). Questa cosmogonia è contenuta nella simbologia espressa nella statuetta della shamana di Passo di Corvo ( 5 500 +/- 200 B.C.– Marija Gimbutas).
Il sito megalitico di San Lorenzo al Caprione giace a poche decine di metri dai ruderi della chiesa di San Lorenzo al Caprione, sito di archeoastronomia cristiana.
L’elemento principe di questo sito è il Tetralithon, costituito da quattro elementi, due che funzionano come ortostati, uno che funziona come completamento superiore, uno che funziona come completamento inferiore.
L’elemento superiore appare formato come una losanga, la cui cuspide inferiore modella, quando il tetralithon è attraversato dalla luce del Sole solstiziale estivo, l’innesto superiore delle due ali della farfalla dorata, che si forma al tramonto, quando l’altezza del Sole scende sotto i 3°. L’elemento inferiore è fornito da una grande pietra trasversale, che porta in alto una gobba che contribuisce a formare l’innesto inferiore delle due ali della farfalla dorata.
La farfalla dorata.
La luce del Sole attraversa il tetralite, ne viene modellata, quindi va a colpire una grande pietra fallica che è opposta ad esso. L’immagine della farfalla si forma dapprima sul lato sinistro, quindi si espande piano piano, in ragione dell’avanzare dell’azimuth del Sole, formandosi anche sul lato destro. Il fenomeno inizia alle ore 20.15 (ora legale estiva) e si protrae fino alle ore 20.40 (ora legale estiva). Nel periodo di una settimana antecedente e conseguente al 21 giugno l’immagine della farfalla è piena , ma è possibile osservare il fenomeno dal 25 maggio al 29 luglio, con piccole deformazioni in altezza e in larghezza, in ragione delle differenze di altezza e di azimuth del Sole.
L’angolo del culmine inferiore della losanga è stato calcolato, con l’uso dell’orologio astronomico e dei programmi computerizzati, in 299°.
Poiché l’angolo massimo di amplitudine occasa, alla latitudine del Caprione, a livello del mare, risulta di 303°, e chiaro che sarà possibile assistere alla penetrazione della luce nel tetralite per tutti i giorni in cui quest’angolo viene raggiunto e superato.
L’elevata durata della visione della farfalla dipende però dalla eventuale presenza di banchi di nuvole, stazionanti sulla Provenza o sulle Cinque Terre, che potrebbe impedire il passaggio della luce solare .Va infatti notata la particolarità che il tramonto del sole sostiziale avviene in una piccola sella della sky-line, ed è molto importante che in quel preciso punto dell’orizzonte non vi siano nubi.
Altro impedimento al passaggio della luce solare è costituito dalle chiome degli alberi, che crescono rigogliosi nel bosco antistante il tetralite, e che vanno continuamente ripuliti.
La presenza di fronde può far ritardare il tempo di inizio e anticipare il tempo di fine della formazione della farfalla dorata, oppure interromperla in fase intermedia.
Si deve notare che il funzionamento del tetralite, per potere dar luogo alla primitiva “diapositiva preistorica”, doveva avvenire quando gli alberi non erano ancora cresciuti in questo sito, che doveva allora essere soltanto ricoperto di erba e di acque (immediato periodo post-glaciale).
Gli acquiferi.
La presenza di acquiferi,- molto abbondanti in allora, ora scomparsi, ma presenti tuttora al di sotto del piano di campagna - è facilmente riconoscibile dal geologo. Dalle analisi geologiche appare anche che la presenza di acqua in movimento abbia contributo alla creazione del distacco delle due parti del grande megalite, che forniscono gli ortostati, nonché alla formazione del distacco dell’elemento superiore a forma di losanga. Tutto ciò si può leggere seguendo l’andamento degli strati. Più difficile è ipotizzare che l’acqua in movimento abbia potuto creare, e poi posizionare in senso ortogonale allo scorrimento, la grande pietra trasversale con gobba, che forma la chiusura inferiore dell’apertura del tetralite.
Tutto ciò rende molto interessante capire se la natura, con le sole forze degli elementi naturali, possa produrre da sé certe complicatissime funzioni.
Per formare la farfalla dorata occorre che le rocce del tetralite siano:
- orientate all’azimuth del tramonto del Sole Sostiziale Estivo, quando i raggi infrarossi assumono la massima potenza;
- posizionate ad una altezza da terra in modo che il fenomeno sia visibile dall’uomo che sta in posizione eretta;
- poste in opposizione alla grande pietra fallica su cui deve formarsi, su un piano ortogonale, l’immagine proiettata.
- la precedente condizione potrebbe essere ribaltata nel senso di ammettere che l’opera della natura abbia costruito in tutto o in parte il tetralite e l’opera dell’uomo abbia posizionato in seguito la grande pietra fallica, in modo da accogliere, su un piano ortogonale, l’immagine della farfalla di luce dorata.
Ci si viene spesso a trovare in queste enigmatiche situazioni di incertezza, per cui si dovrebbe ammettere che la Natura possegga una sua volontà creativa, stimolatrice dell’intelligenza umana. Gli studiosi di lingua portoghese chiamano ciò , in Latino “genius loci”.
Nel sito di San Lorenzo l’ipotesi che tutto derivi da cade per la presenza sistemica di altri reperti, che sono certamente stati costruiti dall’uomo.
I seggi vulviformi.
Dove si può applicare il principio della costruzione dovuta al Genio della Natura è nel seggio vulviforme che affianca la grande pietra fallica ove si forma la farfalla dorata. Il seggio appare formato dalle acque sorgive, mentre ancora le rocce erano in formazione.
Oltre a questo grande vulviforme, si trovano due altri seggi vulviformi, più piccoli, incastonati in pietre falliche, come si può riscontrare nei culti della religiosità vedica (unione di linga e yoni in uno stesso costrutto). Queste pietre distano circa cento metri dal quadrilite, in un pianoro sotto monte, denominato “Fondega”, luogo ricco di acqua.
Si noti comunque che questa doppia tipologia (forme falliche e vulviformi) si rinvenga anche nel sito megalitico di Campo de Già, posto superiormente, nel crinale dei Monti Branzi (etimologia celtica da bram = pietra fallica).
La stele spezzata.
A fianco del tetralite si trova una stele rudimentale, spezzata a metà su un piano inclinato.Sembra possibile ipotizzare che questa stele si sia spezzata nel tentativo di trascinarla sul culmine del piano inclinato. Infatti, se così posizionata, avrebbe assunto un significato di paleoastronomia, perché avrebbe formato - con la grande pietra fallica della farfalla - l’allineamento al sorgere del Sole Equinoziale, in direzione del Monte Sagro (etimologia latina da sacrum).
Il grande muro orientato.
A partire dal tetralite, in direzione del Sole che cala al tramonto del Solstizio d’Estate, si estende per circa quaranta metri un muro, che sembra voler indicare un percorso sacro di avvicinamento verso il cerchio megalitico che contiene il tetralite. Si deduce ciò dalla presenza, lungo il muro, di un’esedra.
L’esedra.
A circa trenta metri dal tetralite, lungo il muro posto in direzione del sole calante, si nota una conformazione semi-ellittica. Le osservazioni geologiche escludono che si tratti di un luogo legato a presenza di acque, e quindi a culti delle acque. L’interpretazione vibrazionale (ricerche di Salvatore Vacca – Presidente di “Archeologia Vibrazionale”) suggerisce che questo sito venisse utilizzato per stazionarvi per un certo intervallo di tempo, al fine di ottenere una frequenziazione adeguata, non traumatica, in attesa di avvicinarsi al tetralite nel culmine dell’azione dei raggi infrarossi emessi dal Sole Sostiziale (adattamento in iso-frequenza). Si noti come, per l’uomo antico, questo costituisse la massima esperienza possibile di ricevimento di campi vibrazionali, trovandosi in un sito percorso da una “master-fault”, cioè da una grande faglia, ed in più percorso dai raggi infrarossi. Con il freddo, per contro, le percezioni dei campi si riducevano.
Giova ricordare come nella tradizione di Delfi l’oracolo non funzionasse nei tre mesi invernali, “durante i quali il dio lasciava il santuario di Delfi e partiva per il lontano paese gli Iperborei” (Manolis Andronicos - Università di Salonicco, 1985).
Poiché la dolomia presente nel sito è stata compenetrata da ematite e pirrotite (che assorbono il 70% delle emissioni di faglia) il sito di San Lorenzo è particolarmente equilibrato e non da luogo a fenomeni di malessere dovuti a scompensi del sistema neuro-vegetativo.
In questi cinque anni di osservazione si è soltanto notato che alcune donne della Terza Età, fumatrici, provassero fenomeni (non gravi) di tachicardia, attraversando - al tramonto sostiziale - la trincea che separa il tetralite dalle altre grandi pietre presenti nel sito.
Il grande men-hir aniconico.
Al disotto del muro orientato, pressoché all’altezza dell’esedra, si nota un grande men-hir aniconico, posizionato nella direzione del massimo azimuth di amplitudine occasa. La grande pietra, pesante circa dodici tonnellate, è a forma cuspidata, con la base inferiore inclinata, che si adagia su una pietra che presenta la superficie superiore inclinata dello stesso angolo, in modo che il men-hir appare perfettamente verticale.
La posizione in sito di questa grande pietra è certamente dovuta ad azione antropica, sia perché nella particolare orografia del sito non si possono verificare frane, ma solo slittamenti o dilavamenti, sia perché nelle due superfici di contatto non si verificano né lesioni né fratture, sia perché una forza naturale - qualora fosse esistita - non potrebbe far salire su una base inclinata una pietra di un simile peso, con un percorso anti-gravitazionale, mediante un sussulto così preciso da non farne continuare il movimento, o in senso gravitazionale o in senso anti-gravitazionale, fino a farla cadere. Né si può ipotizzare questo effetto come opera di una forza continua anti-gravitazionale, applicata soltanto alla parte superiore del costrutto.
Se esiste una serie di ragioni che fanno apparire il posizionamento del men-hir come opera dell’uomo, resta enigmatico il fine. Non sembra possibile giustificare un simile sforzo costruttivo soltanto per mettere a conoscenza i discendenti della tribù di una leggera modifica della posizione azimutale, cioè per far notare di quanto si è ristretto l’arco diurno. Si deve infatti sapere che l’angolo del tramonto del Sole , per effetto della precessione, tende leggermente a chiudersi. Orbene, se ciò è pensabile per le esigenze attuali di scientificità, non è ipotizzabile una simile ragione epistemologica per i nostri antenati, che vivevano il tutto in senso di funzionalità per la sopravvivenza oppure come ossequio alla sacralità ed al mistero.
Se l’angolo azimutale sotteso dal men-hir è maggiore dell’angolo azimutale sotteso dal tetralite, ciò significa che il men-hir è stato posizionato anteriormente alla formazione del tetralite, di almeno duemila anni. E’ accettabile una simile ipotesi? A quanto dovrebbe essere datata? All’ottavo millennio avanti Cristo, cioè due millenni prima della tematica cosmogonica rappresentata nella statuetta di Passo di Corvo (sesto millennio avanti Cristo)? L’ipotesi sembra difficilmente accettabile.
Una ipotesi alternativa viene proposta dagli studiosi dei campi vibrazionali. Il men-hir sarebbe stato posizionato successivamente al tetralite , per reintegrare i campi vibrazionali, modificatisi con il decorrere dei tempi. Il porre il men-hir al di là dell’azimuth del tetralithon, avrebbe corretto la valenza vibrazionale del sito, riportandola a situazioni precedenti (ricerche di Salvatore Vacca).
Siamo di fronte ad una operazione shamanica di governo del territorio in senso frequenziale?
La cosmogonia shamanica.
Il simbolismo della farfalla di luce richiama l’animale psicopompo, in cui si incorpora lo spirito del defunto per ritornare alla costellazione-generatrice (the embodiment of the principle of Transformation” secondo Marija Gimbutas). Nel promontorio del Caprione l’animale psicopompo è certamente la farfalla, mentre la costellazione-generatrice appare Cassiopea (conformazione dei cinque siti megalitici). Questa cosmogonia è contenuta nella simbologia espressa nella statuetta della shamana di Passo di Corvo ( 5 500 +/- 200 B.C.– Marija Gimbutas).
I diversi tipi di Solium.
Il soglio (latino solium) è il seggio sacerdotale della preistoria, divenuto poi il soglio regale o il soglio pontificio (l’etimologia deriva dal Sanscrito sîdati, sedersi). Nella survey sono stati rinvenuti molti di questi manufatti ed è stato quindi possibile effettuarne una prima analisi comparata.
Il soglio del sacerdote augurale (Augure).
Un primo tipo di solium è il soglio dell’augure, il sacerdote che doveva controllare il volo degli uccelli per verificare se la divinità avesse o meno gradito il sacrificio (dal latino sacrum facere) effettuato dal sacerdote officiante. Ne esiste una precisa documentazione nelle Tavole di Gubbio, che possono essere considerate come il corrispondente dei libri Levitico e Deuteronomio della Bibbia per quanto concerne le regole liturgiche. Per sgomberare i dubbi degli scettici si trascrive quanto riportato da Colin Renfrew nel libro “Archeologia e linguaggio”: “Oltre al latino vie è la lingua umbra, con l’affascinante ed esteso testo scritto sulle tavolette bronzee di Gubbio”. Memoria del doppio sacerdote è conservata nella macchina-baldacchino che si vede sopra l’altare maggiore nelle antiche chiese. Nelle Tavole di Gubbio sono specificati i diversi tipi di uccelli augurali che dovevano essere osservati da Levante o da Ponente. Per esempio il picchio sacro al dio Martius veniva osservato nell’Ager Picenus da Levante. Il che significava che se nella cena precedente al giorno del sacrificio (da ciò il çernatus, da cui poi il senato) si fissava come uccello augurale il picchio, l’augure doveva dapprima segnalare che era stato avvistato il picchio proveniente da Levante, quindi, dopo l’avvenuto sacrificio, segnalare se era stato avvistato un secondo picchio proveniente da levante. In tal caso il sacrificio sarebbe stato accettato dalla divinità. Nel caso, dopo il sacrificio, fosse stato avvistato un picchio da Ponente, il sacrificio avrebbe dovuto essere ripetuto, perché non accettato dalla divinità. Dall’enunciato di queste regole liturgiche si capisce che il soglio doveva essere posizionato verso Sud, cioè l’Augure doveva stare con le spalle a Nord. Esempi di sedili destinati a questo uso sono stati rinvenuti :
nel Promontorio del Caprione, nel sito sacro di Scornia (etimologia celtica da skeir-na, il luogo delle rocce). Il solium è posizionato all’incrocio di due trincee, una posizionata nel senso Nord-Sud ed una posizionata nel senso Est-Ovest;
nel Castellare di Pignone (3 160 +/- 80 B.C.) ove il solium è situato sopra un cocuzzolo dominante una dolina, in antico ricca di acqua. In prossimità vi si rinviene una grande roccia spaccata a metà, secondo la direzione Nord-Sud. Dall’altro lato di questa roccia, in una roccia posizionata trasversalmente verso il Nord, si forma, al passaggio del Sole in meridiano, una striscia di luce dorata, che funziona come marcatore del fenomeno. Questa osservazione è stata fatta per ora al solstizio d’inverno e verrà ripetuta all’equinozio e al solstizio d’estate per verificare se accadano altri fenomeni luminosi;
nel sito di Trovinasse (Val d’Aosta) che è da poco stato sottoposto ad osservazione astronomica;
sono in corso ricerche per verificare se il “sedile nella roccia” pubblicato alla pagina 217 del libro “Le Tavole di Gubbio e la Civiltà degli Umbri” possa corrispondere a questa tipologia.
Così dovrebbe essere, stante il contenuto altamente specialistico, in senso glottologico, di questa pubblicazione.
Il soglio del sacerdote astronomo.
Il posizionamento di questo tipo di solium presuppone la conoscenza dei fenomeni astronomici di orizzonte in undeterminato sito, ed è geograficamente determinato sia dalla latitudine sia dalle condizioni della sky-line. L’andamento del crinale potrà far anticipare o posticipare il fenomeno e di conseguenza la posizione del solium. Se il crinale è più elevato del punto di osservazione il momento del sorgere ritarderà e quindi l’azimuth aumenterà. Il caso più emblematico in questo senso è stato osservato nel sito di Lagorara (Val di Vara) ove si trova il più grande giacimento al mondo di diaspro, utilizzato dal 3 600 al 2 000 a.C.. Per l’elevazione della parete rocciosa il sorgere del Sole al solstizio d’estate avviene alle ore 09 40 (ora legale estiva). Se il crinale è più elevato del punto di osservazione il momento del tramonto anticiperà. Si vedano le osservazioni fatte nel sito pre-etrusco di Poggio Rota (cultura di Rinaldone?) al tramonto del solstizio estivo, al tramonto equinoziale e al tramonto del solstizio invernale. Per i sedili di osservazione dei fenomeni equinoziali non vi è alcuna differenza rispetto al passato, mentre per i sedili rivolti alle osservazioni solstiziali vi è un’altra piccola differenza, in quanto l’arco diurno era allora più esteso, comparativamente di due o tre Soli, sia al sorgere, sia la tramonto. Se le condizioni dei rilievi lo permettono, da un sedile si può osservare sia il sorgere del Sole ad un solstizio, sia il tramonto del Sole all’altro solstizio, e viceversa, ovviamente girandosi di 180° (principio di opposizione fra il sorgere del Sole al solstizio d’estate ed il tramonto del Sole al solstizio d’inverno e fra il sorgere del Sole al solstizio d’inverno ed il tramonto del Sole al solstizio d’estate). Esempi di sedili destinati a questo uso sono stati rinvenuti :
nel sito di Gorpina o Groppina nel promontorio del Caprione, sopra Tellaro. Di qui si può osservare il tramonto del Sole al solstizio d’estate in direzione del Monte Capri delle Cinque Terre;
nel sito di Cattafossi nel promontorio del Caprione, sopra il Senato di Lerici, dove si poteva
osservare il sorgere del Sole al solstizio d’inverno dietro le Alpi Apuane (ora la vegetazione
arborea non lo permette più);
nel sito pre-etrusco di Poggio Rota (Pitigliano). Sono stati identificati quattro sedili, sia per l’osservazione del tramonto del Sole al solstizio d’estate sia per l’osservazione del tramonto del Sole al solstizio d’inverno;
nel sito pre-etrusco di Poggio Rota è stato rinvenuto un preciso solium orientato a 35°, di cui si sta studiando la funzione. Questo specifico azimuth è rafforzato dall’allineamento di tre coppelle, scavate equidistanti fra loro;
nel sito di Lagorara (Val di Vara) è stato rinvenuto un solium da cui si può vedere l’allineamento di alcune pietre dirette verso il sorgere del Sole al solstizio d’inverno, che avviene dietro la guglia che fornisce la etimologia del sito (agu + ara). Accanto a questo preciso solium si nota una pietra rotondeggiante, più bassa, posta sul lato sinistro (utilizzata per le offerte?);
nel sito protostorico di Pietra Perzia (Enna) esiste un preciso solium orientato al tramonto del Sole al solstizio d’estate;
in Sardegna esistono alcuni esempi di solium di cui sono ancora da identificare le direzioni verso le quali sono orientati (solium di Villa S. Antonio, solium di Senis);
in Corsica esiste il solium di Calacuccia (Niolu) scolpito a forma di farfalla, che viene colpito dal primo raggio del Sole equinoziale che penetra la parete di roccia “tafonata”. Un altro complesso sedile si trova nel sito de La Trinité de Bonifazio, orientato verso……….
Diversamente per solium si può intendere anche il contenitore di acqua (bacinella, coppella) per cui la vicinanza della coppella con canalicolo costituisce un unicum nella liturgia sacra preistorica.
Il soglio del sacerdote augurale (Augure).
Un primo tipo di solium è il soglio dell’augure, il sacerdote che doveva controllare il volo degli uccelli per verificare se la divinità avesse o meno gradito il sacrificio (dal latino sacrum facere) effettuato dal sacerdote officiante. Ne esiste una precisa documentazione nelle Tavole di Gubbio, che possono essere considerate come il corrispondente dei libri Levitico e Deuteronomio della Bibbia per quanto concerne le regole liturgiche. Per sgomberare i dubbi degli scettici si trascrive quanto riportato da Colin Renfrew nel libro “Archeologia e linguaggio”: “Oltre al latino vie è la lingua umbra, con l’affascinante ed esteso testo scritto sulle tavolette bronzee di Gubbio”. Memoria del doppio sacerdote è conservata nella macchina-baldacchino che si vede sopra l’altare maggiore nelle antiche chiese. Nelle Tavole di Gubbio sono specificati i diversi tipi di uccelli augurali che dovevano essere osservati da Levante o da Ponente. Per esempio il picchio sacro al dio Martius veniva osservato nell’Ager Picenus da Levante. Il che significava che se nella cena precedente al giorno del sacrificio (da ciò il çernatus, da cui poi il senato) si fissava come uccello augurale il picchio, l’augure doveva dapprima segnalare che era stato avvistato il picchio proveniente da Levante, quindi, dopo l’avvenuto sacrificio, segnalare se era stato avvistato un secondo picchio proveniente da levante. In tal caso il sacrificio sarebbe stato accettato dalla divinità. Nel caso, dopo il sacrificio, fosse stato avvistato un picchio da Ponente, il sacrificio avrebbe dovuto essere ripetuto, perché non accettato dalla divinità. Dall’enunciato di queste regole liturgiche si capisce che il soglio doveva essere posizionato verso Sud, cioè l’Augure doveva stare con le spalle a Nord. Esempi di sedili destinati a questo uso sono stati rinvenuti :
nel Promontorio del Caprione, nel sito sacro di Scornia (etimologia celtica da skeir-na, il luogo delle rocce). Il solium è posizionato all’incrocio di due trincee, una posizionata nel senso Nord-Sud ed una posizionata nel senso Est-Ovest;
nel Castellare di Pignone (3 160 +/- 80 B.C.) ove il solium è situato sopra un cocuzzolo dominante una dolina, in antico ricca di acqua. In prossimità vi si rinviene una grande roccia spaccata a metà, secondo la direzione Nord-Sud. Dall’altro lato di questa roccia, in una roccia posizionata trasversalmente verso il Nord, si forma, al passaggio del Sole in meridiano, una striscia di luce dorata, che funziona come marcatore del fenomeno. Questa osservazione è stata fatta per ora al solstizio d’inverno e verrà ripetuta all’equinozio e al solstizio d’estate per verificare se accadano altri fenomeni luminosi;
nel sito di Trovinasse (Val d’Aosta) che è da poco stato sottoposto ad osservazione astronomica;
sono in corso ricerche per verificare se il “sedile nella roccia” pubblicato alla pagina 217 del libro “Le Tavole di Gubbio e la Civiltà degli Umbri” possa corrispondere a questa tipologia.
Così dovrebbe essere, stante il contenuto altamente specialistico, in senso glottologico, di questa pubblicazione.
Il soglio del sacerdote astronomo.
Il posizionamento di questo tipo di solium presuppone la conoscenza dei fenomeni astronomici di orizzonte in undeterminato sito, ed è geograficamente determinato sia dalla latitudine sia dalle condizioni della sky-line. L’andamento del crinale potrà far anticipare o posticipare il fenomeno e di conseguenza la posizione del solium. Se il crinale è più elevato del punto di osservazione il momento del sorgere ritarderà e quindi l’azimuth aumenterà. Il caso più emblematico in questo senso è stato osservato nel sito di Lagorara (Val di Vara) ove si trova il più grande giacimento al mondo di diaspro, utilizzato dal 3 600 al 2 000 a.C.. Per l’elevazione della parete rocciosa il sorgere del Sole al solstizio d’estate avviene alle ore 09 40 (ora legale estiva). Se il crinale è più elevato del punto di osservazione il momento del tramonto anticiperà. Si vedano le osservazioni fatte nel sito pre-etrusco di Poggio Rota (cultura di Rinaldone?) al tramonto del solstizio estivo, al tramonto equinoziale e al tramonto del solstizio invernale. Per i sedili di osservazione dei fenomeni equinoziali non vi è alcuna differenza rispetto al passato, mentre per i sedili rivolti alle osservazioni solstiziali vi è un’altra piccola differenza, in quanto l’arco diurno era allora più esteso, comparativamente di due o tre Soli, sia al sorgere, sia la tramonto. Se le condizioni dei rilievi lo permettono, da un sedile si può osservare sia il sorgere del Sole ad un solstizio, sia il tramonto del Sole all’altro solstizio, e viceversa, ovviamente girandosi di 180° (principio di opposizione fra il sorgere del Sole al solstizio d’estate ed il tramonto del Sole al solstizio d’inverno e fra il sorgere del Sole al solstizio d’inverno ed il tramonto del Sole al solstizio d’estate). Esempi di sedili destinati a questo uso sono stati rinvenuti :
nel sito di Gorpina o Groppina nel promontorio del Caprione, sopra Tellaro. Di qui si può osservare il tramonto del Sole al solstizio d’estate in direzione del Monte Capri delle Cinque Terre;
nel sito di Cattafossi nel promontorio del Caprione, sopra il Senato di Lerici, dove si poteva
osservare il sorgere del Sole al solstizio d’inverno dietro le Alpi Apuane (ora la vegetazione
arborea non lo permette più);
nel sito pre-etrusco di Poggio Rota (Pitigliano). Sono stati identificati quattro sedili, sia per l’osservazione del tramonto del Sole al solstizio d’estate sia per l’osservazione del tramonto del Sole al solstizio d’inverno;
nel sito pre-etrusco di Poggio Rota è stato rinvenuto un preciso solium orientato a 35°, di cui si sta studiando la funzione. Questo specifico azimuth è rafforzato dall’allineamento di tre coppelle, scavate equidistanti fra loro;
nel sito di Lagorara (Val di Vara) è stato rinvenuto un solium da cui si può vedere l’allineamento di alcune pietre dirette verso il sorgere del Sole al solstizio d’inverno, che avviene dietro la guglia che fornisce la etimologia del sito (agu + ara). Accanto a questo preciso solium si nota una pietra rotondeggiante, più bassa, posta sul lato sinistro (utilizzata per le offerte?);
nel sito protostorico di Pietra Perzia (Enna) esiste un preciso solium orientato al tramonto del Sole al solstizio d’estate;
in Sardegna esistono alcuni esempi di solium di cui sono ancora da identificare le direzioni verso le quali sono orientati (solium di Villa S. Antonio, solium di Senis);
in Corsica esiste il solium di Calacuccia (Niolu) scolpito a forma di farfalla, che viene colpito dal primo raggio del Sole equinoziale che penetra la parete di roccia “tafonata”. Un altro complesso sedile si trova nel sito de La Trinité de Bonifazio, orientato verso……….
Diversamente per solium si può intendere anche il contenitore di acqua (bacinella, coppella) per cui la vicinanza della coppella con canalicolo costituisce un unicum nella liturgia sacra preistorica.