DOLMEN CON MENHIR DI CAMICIALE (LA SPEZIA) E PARALLELISMO CON IL DOLMEN DI MONTE GROSSO (RIOMAGGIORE), DI CODINA (LERICI) E DI MONTE LONGU (DORGALI - SARDEGNA).
Un caso di serendipità.
Dovendo tenere una conversazione sul tema “Osservazioni sui campi elettromagnetici del Golfo della Spezia”, per documentare fotograficamente la caduta di alcuni aerei, a causa del malfunzionamento degli strumenti di bordo, mi recai nella cava dismessa di Camiciale, ove alla fine degli anni ’70 del secolo scorso si schiantò un aereo “Piper”. Davanti all’ala, inaspettatamente, scoprii la presenza di un dolmen con a fianco il menhir. Negli anni successivi all’incidente mi ero recato a vedere i resti dell’aereo, ma non essendo allora interessato al megalitismo, non notai nulla. Ben tre furono gli aerei caduti in quel territorio, ove nella Seconda Guerra Mondiale gli aerei americani che, dal largo, dovevano raggiungere la bombing area del Regio Arsenale, subivano forti interferenze negli strumenti di bordo (pensando a contromisure degli Italiani).
Il dolmen.
Occorre spiegare che non si tratta di un grande dolmen funerario multicamera della tradizione atlantica, bensì di un piccolo “dolmen da copulazione” di antichissima tradizione shamanica, con a fianco il menhir indicante il culto della tradizione fallica, quindi un monumento complesso dedicato alla fertilità, all’interno del quale le giovani donne venivano fecondate, aiutate con il progress campi magnetici – enzimi – ormoni.
Dovendo tenere una conversazione sul tema “Osservazioni sui campi elettromagnetici del Golfo della Spezia”, per documentare fotograficamente la caduta di alcuni aerei, a causa del malfunzionamento degli strumenti di bordo, mi recai nella cava dismessa di Camiciale, ove alla fine degli anni ’70 del secolo scorso si schiantò un aereo “Piper”. Davanti all’ala, inaspettatamente, scoprii la presenza di un dolmen con a fianco il menhir. Negli anni successivi all’incidente mi ero recato a vedere i resti dell’aereo, ma non essendo allora interessato al megalitismo, non notai nulla. Ben tre furono gli aerei caduti in quel territorio, ove nella Seconda Guerra Mondiale gli aerei americani che, dal largo, dovevano raggiungere la bombing area del Regio Arsenale, subivano forti interferenze negli strumenti di bordo (pensando a contromisure degli Italiani).
Il dolmen.
Occorre spiegare che non si tratta di un grande dolmen funerario multicamera della tradizione atlantica, bensì di un piccolo “dolmen da copulazione” di antichissima tradizione shamanica, con a fianco il menhir indicante il culto della tradizione fallica, quindi un monumento complesso dedicato alla fertilità, all’interno del quale le giovani donne venivano fecondate, aiutate con il progress campi magnetici – enzimi – ormoni.
Questa materia assume oggi grande importanza, in quanto l’archeologo inglese Terence Meaden ha ufficialmente riconosciuto che la struttura di Stonehenge è stata creata come luogo di culto dedicato alla fertilità, manifestando nell’orientamento la direzione privilegiata del tramonto del Sole al solstizio d’estate. Questo riconoscimento si armonizza perfettamente con il ritrovamento, avvenuto da oltre venti anni, dell’area megalitica di San Lorenzo al Caprione, area dedicata alla fertilità e alla procreazione. In questo sito si rinviene il tetralite con losanga, attraverso del quale avviene la formazione della farfalla dorata, l’animale psicopompo che, dopo la morte, riconduceva lo spirito del defunto alla costellazione-generatrice, in questo caso Cassiopea. L’archetipo della farfalla come animale psicopompo è documentato nella incisione rupestre di Foppe di Nadro (Val Camonica) datata al IV Millennio a.C.. La formazione della farfalla dorata nel Caprione avviene al tramonto del Sole al solstizio d’estate, concordando, in questo aspetto della archeoastronomia, con Stonehenge.
Gli altri dolmen da copulazione del territorio di Tara.
Il prof. Bryan Sykes, docente di genetica presso l’Istituto di Medicina Molecolare all’Università di Oxford - noto per avere estratto il DNA di Oëtzi, l’uomo che cinquemila anni fa è rimasto sepolto nei ghiacci delle Alpi Orientali - ha potuto identificare, attraverso la linea materna, sette madri primigenie, che egli ha chiamato “le sette figlie di Eva”. Una di queste madri primigenie, denominata da lui Tara, ebbe vita, diciassettemila anni fa, come egli scrive, nelle colline del Nord Ovest dell’Italia, in Toscana. Nella mappa allegata al libro, non inserita purtroppo nell’edizione italiana del libro, si vede chiaramente l’indicazione della nostra Lunigiana. Gli studiosi lunigianesi sembra non vogliano sapere di ciò, e non se ne capisce il perché.
A lato foto N° 4 - Tara, dalla pagina del libro di Bryan Sykes.
Logico attendersi che in questa terra dei nostri antenati si rinvengano luoghi dedicati alla procreazione, come i dolmen. Finora ne sono emersi due, uno nel Caprione, nella località Codina (sopra Lerici) e uno lungo la costiera delle Cinque Terre, in località Monte Grosso, nel confine occidentale del Comune di Riomaggiore. Quest’ultimo è affiancato dalla pietra a uovo tagliata a metà, orientata Nord-Sud. Entrambi i dolmen, di Codina e di Monte Grosso, hanno la bisettrice orientata a Sud.
Il prof. Bryan Sykes, docente di genetica presso l’Istituto di Medicina Molecolare all’Università di Oxford - noto per avere estratto il DNA di Oëtzi, l’uomo che cinquemila anni fa è rimasto sepolto nei ghiacci delle Alpi Orientali - ha potuto identificare, attraverso la linea materna, sette madri primigenie, che egli ha chiamato “le sette figlie di Eva”. Una di queste madri primigenie, denominata da lui Tara, ebbe vita, diciassettemila anni fa, come egli scrive, nelle colline del Nord Ovest dell’Italia, in Toscana. Nella mappa allegata al libro, non inserita purtroppo nell’edizione italiana del libro, si vede chiaramente l’indicazione della nostra Lunigiana. Gli studiosi lunigianesi sembra non vogliano sapere di ciò, e non se ne capisce il perché.
A lato foto N° 4 - Tara, dalla pagina del libro di Bryan Sykes.
Logico attendersi che in questa terra dei nostri antenati si rinvengano luoghi dedicati alla procreazione, come i dolmen. Finora ne sono emersi due, uno nel Caprione, nella località Codina (sopra Lerici) e uno lungo la costiera delle Cinque Terre, in località Monte Grosso, nel confine occidentale del Comune di Riomaggiore. Quest’ultimo è affiancato dalla pietra a uovo tagliata a metà, orientata Nord-Sud. Entrambi i dolmen, di Codina e di Monte Grosso, hanno la bisettrice orientata a Sud.
Nel dolmen di Codina entrava un rivolo d’acqua. Ciò è stato confermato dal geologo Davide Gori, consulente della Associazione Ligure Sviluppo Studi Archeoastronomici, e ciò concorda con l’etimologia del luogo, che potrebbe derivare da “codula”, piccoli sassi, come sono quelli che si rinvengono in un piccolo rivo d’acqua. L’acqua, in ogni caso, ha trascinato dentro al dolmen alcune selci, provenienti da una caverna lunga cinquanta metri che era posta più in alto, e che, evidentemente, era una officina di lavorazione delle selci nella preistoria. George Sand narra che si doveva recare a Lerici per vedere detta grotta e il lago di acqua calda. Sulla presenza dell’acqua in alto non vi sono dubbi, perché esiste in loco la fonte detta di Redarca (dal latino Rivus de aqua), la cui portata si è oggi molto ridotta. Importante è notare come l’acqua avesse una funzione rituale per garantire che avvenisse con sicurezza la fecondazione delle giovani donne della tribù, in termini di eugenetica (fecondazione al solstizio d’estate e nascita ad aprile, dopo dieci lunazioni, in modo che i bambini giungessero svezzati ai primi freddi di dicembre). Fra le selci, dopo una analisi del geologo, si è scoperto che una veniva dai Monti Lessini, alcune venivano da Monte Fasce (Genova), alcune, di diaspro, dalla Valle del Lagorara (Val di Vara).
Le misure del dolmen affiancato dal menhir della cava di Camiciale
Le misure di questo dolmen, rilevate in data 21 gennaio 2018, risultano essere:
a) azimuth della bisettrice interna del dolmen rilevato con la prima bussola: 30°;
b) azimuth della bisettrice interna del dolmen rilevato con la seconda bussola e con l’ausilio delle paline: 20° (il sito è particolarmente ricco di campi elettromagnetici);
c) apertura della tavola del dolmen fino all’incrocio col menhir: cm 180
d) altezza interna del dolmen nell’apertura: cm 128
e) lunghezza totale della tavola (oltre il menhir) : cm 280
f) larghezza totale della tavola : cm 200
g) profondità interna del dolmen : cm 220
h) apertura superiore del foro passante : cm 13
i) apertura inferiore del foro passante : cm 35
l) lunghezza del camino che attraversa la tavola : cm 84
m) altezza del menhir: cm 195
n) circonferenza del menhir all’altezza della tavola : cm 220
Le misure di questo dolmen, rilevate in data 21 gennaio 2018, risultano essere:
a) azimuth della bisettrice interna del dolmen rilevato con la prima bussola: 30°;
b) azimuth della bisettrice interna del dolmen rilevato con la seconda bussola e con l’ausilio delle paline: 20° (il sito è particolarmente ricco di campi elettromagnetici);
c) apertura della tavola del dolmen fino all’incrocio col menhir: cm 180
d) altezza interna del dolmen nell’apertura: cm 128
e) lunghezza totale della tavola (oltre il menhir) : cm 280
f) larghezza totale della tavola : cm 200
g) profondità interna del dolmen : cm 220
h) apertura superiore del foro passante : cm 13
i) apertura inferiore del foro passante : cm 35
l) lunghezza del camino che attraversa la tavola : cm 84
m) altezza del menhir: cm 195
n) circonferenza del menhir all’altezza della tavola : cm 220
Elementi di similitudine con il dolmen di Monte Longu (Cala Gonone)
In Sardegna, in comune di Posada (Nuoro), sopra Cala Gonone, esiste il Monte Longu, caratterizzato in alto da una grande apertura a forma di foro, simile al Monte Forato delle Alpi Apuane. Salendo verso il culmine si incontra un dolmen, assai simile ai dolmen delle alture che sono attorno al Golfo della Spezia. La dimensione interna è però più ampia e pertanto è stato classificato dalla Sovrintendenza come “dolmen funerario”, appartenente alla Cultura di Ozieri (3.200 – 2.800 a.C.). Vi si nota la presenza di un menhir e delle concavità sulla tavola, come nel dolmen di Camiciale. Nell’apertura vi è una lastra di pietra in cui sono incise coppelle che rappresentano le Pleiadi.
In Sardegna, in comune di Posada (Nuoro), sopra Cala Gonone, esiste il Monte Longu, caratterizzato in alto da una grande apertura a forma di foro, simile al Monte Forato delle Alpi Apuane. Salendo verso il culmine si incontra un dolmen, assai simile ai dolmen delle alture che sono attorno al Golfo della Spezia. La dimensione interna è però più ampia e pertanto è stato classificato dalla Sovrintendenza come “dolmen funerario”, appartenente alla Cultura di Ozieri (3.200 – 2.800 a.C.). Vi si nota la presenza di un menhir e delle concavità sulla tavola, come nel dolmen di Camiciale. Nell’apertura vi è una lastra di pietra in cui sono incise coppelle che rappresentano le Pleiadi.
Valenze del toponimo Camiciale
Lo studio del toponimo è stato presentato alla pagina 78 del libro “La Comunità di Fabiano - segni riti e miti di Indoeuropei , Celti e Ariani sulle alture del Golfo della Spezia”. Nel dialetto di Fabiano il toponimo è “Camisao” e lo si incontra lungo il sentiero Campiglia – Coregna. L’etimologia è germanica, da kemd = coprire, copertura. Non rilevandosi nel sito presenza di ricoveri o abitazioni, è più probabile che ci riferisca proprio alla presenza di dolmen. Il presente ritrovamento porta quindi ad un approfondimento del toponimo di carta, che è “Camiciale”.Nella nostra provincia si rinviene il suddetto concetto di dolmen, “tavola sostenuta da due ortostati” (derivante dalla lingua brettone) nelle voci latine petra tecta (Lerici e Albiano) e nella voce italiana Pietra Coperta (Lerici).
Valenze del termine dolmen
Ricercando nel “Dizionario di Preistoria” diretto da André Leroi-Gourhan - Vol. I – si legge che il termine dolmen è impreciso, perché comporta la presenza di una o più lastre di pietra. Viene definito il dolmen funerario di sepoltura collettiva della tradizione atlantica, di grandi dimensioni, il dolmen semplice della Danimarca e del Massiccio Centrale di Francia, attribuito al Neolitico Finale e al Calcolitico, nonché il dolmen a corridoio, tipico della Francia e del Portogallo, di uso funerario, molto studiato dagli archeologi nelle diverse varianti regionali. Con i ritrovamenti dell’area del Golfo della Spezia si deve quindi aggiungere la nuova tipologia del dolmen da copulazione. Va detto che il medico energetico dr. Vincenzo Di Benedetto ha segnalato la presenza di uno di detti dolmen da copulazione anche in Piemonte, nel territorio di Andrate. Nella nostra provincia, a Lagorara (Maissana), si rinviene anche il tolven, variante di dolmen che si è creata naturalmente per effetto di frane o terremoti. Molto Interessante questo tolven, perché all’interno vi sgorga una sorgente, ed inoltre è orientato al tramonto del Sole che annuncia il giorno del 1° maggio, cioè la festa celtica di Beltane, quando il Sole raggiunge la declinazione di + 16°. La profonda cultura antica dei dolmen in Europa ha generato diverse nomenclature, per esempio il dolmen à galerie dei Francesi diviene Passage Grave degli Inglesi, che chiamano il dolmen funerario Chamber Tomb, mentre in Olanda ho potuto osservare gli Honebedden o Hunebedden, cioè i letti degli Unni, formati di pietroni giganteschi, rotondeggianti, di fronte ai quali i piccoli dolmen del nostro territorio sembrano giochi di ragazzi.
Lo studio del toponimo è stato presentato alla pagina 78 del libro “La Comunità di Fabiano - segni riti e miti di Indoeuropei , Celti e Ariani sulle alture del Golfo della Spezia”. Nel dialetto di Fabiano il toponimo è “Camisao” e lo si incontra lungo il sentiero Campiglia – Coregna. L’etimologia è germanica, da kemd = coprire, copertura. Non rilevandosi nel sito presenza di ricoveri o abitazioni, è più probabile che ci riferisca proprio alla presenza di dolmen. Il presente ritrovamento porta quindi ad un approfondimento del toponimo di carta, che è “Camiciale”.Nella nostra provincia si rinviene il suddetto concetto di dolmen, “tavola sostenuta da due ortostati” (derivante dalla lingua brettone) nelle voci latine petra tecta (Lerici e Albiano) e nella voce italiana Pietra Coperta (Lerici).
Valenze del termine dolmen
Ricercando nel “Dizionario di Preistoria” diretto da André Leroi-Gourhan - Vol. I – si legge che il termine dolmen è impreciso, perché comporta la presenza di una o più lastre di pietra. Viene definito il dolmen funerario di sepoltura collettiva della tradizione atlantica, di grandi dimensioni, il dolmen semplice della Danimarca e del Massiccio Centrale di Francia, attribuito al Neolitico Finale e al Calcolitico, nonché il dolmen a corridoio, tipico della Francia e del Portogallo, di uso funerario, molto studiato dagli archeologi nelle diverse varianti regionali. Con i ritrovamenti dell’area del Golfo della Spezia si deve quindi aggiungere la nuova tipologia del dolmen da copulazione. Va detto che il medico energetico dr. Vincenzo Di Benedetto ha segnalato la presenza di uno di detti dolmen da copulazione anche in Piemonte, nel territorio di Andrate. Nella nostra provincia, a Lagorara (Maissana), si rinviene anche il tolven, variante di dolmen che si è creata naturalmente per effetto di frane o terremoti. Molto Interessante questo tolven, perché all’interno vi sgorga una sorgente, ed inoltre è orientato al tramonto del Sole che annuncia il giorno del 1° maggio, cioè la festa celtica di Beltane, quando il Sole raggiunge la declinazione di + 16°. La profonda cultura antica dei dolmen in Europa ha generato diverse nomenclature, per esempio il dolmen à galerie dei Francesi diviene Passage Grave degli Inglesi, che chiamano il dolmen funerario Chamber Tomb, mentre in Olanda ho potuto osservare gli Honebedden o Hunebedden, cioè i letti degli Unni, formati di pietroni giganteschi, rotondeggianti, di fronte ai quali i piccoli dolmen del nostro territorio sembrano giochi di ragazzi.
Nel Caprione una similitudine minimale di costrutti
Alle pagg. 22 e 25 del ‘quaderno del territorio’ di Gino Cabano, a titolo “I Cavanei del Monte Caprione” si legge che in località Cambià esiste un cavaneo che a fianco della porta di ingresso ha una pietra fitta a forma ovoidale. Una analoga struttura è stata trovata in Corsica, dove accanto a una capanna di pietra è stata rinvenuta la statua-stele Bonifacio I° (Giornale Storico della Lunigiana, Gennaio-Dicembre 1975/76 pag.192). Si ritiene che queste strutture, certamente molto più recenti, derivino formalmente dalla composizione dolmen-menhir, ma semanticamente facciano riferimento al rapporto con gli antenati, attraverso la presenza della pietra manale, che si apriva e si chiudeva, quando si voleva che le anime degli antenati restassero presso i vivi o venissero allontanate.
Sotto le illustrazioni di Gino Cabano del Cavaneo di Cambià
Alle pagg. 22 e 25 del ‘quaderno del territorio’ di Gino Cabano, a titolo “I Cavanei del Monte Caprione” si legge che in località Cambià esiste un cavaneo che a fianco della porta di ingresso ha una pietra fitta a forma ovoidale. Una analoga struttura è stata trovata in Corsica, dove accanto a una capanna di pietra è stata rinvenuta la statua-stele Bonifacio I° (Giornale Storico della Lunigiana, Gennaio-Dicembre 1975/76 pag.192). Si ritiene che queste strutture, certamente molto più recenti, derivino formalmente dalla composizione dolmen-menhir, ma semanticamente facciano riferimento al rapporto con gli antenati, attraverso la presenza della pietra manale, che si apriva e si chiudeva, quando si voleva che le anime degli antenati restassero presso i vivi o venissero allontanate.
Sotto le illustrazioni di Gino Cabano del Cavaneo di Cambià